Il corpo dell’attore – ampio, largo, saldo – parla di resistenza, di impatto, di sfondamento. La polvere bianca che scivola via dal corpo a ogni minimo movimento è la fisicità che rifiuta costantemente l’arianizzazione, l’ignominia, l’insulto. La voce, profonda come un dedalo di radici, appunto, tiene ancorati il personaggio, l’uomo e l’attore. Rukeli è un monumento alla forza.
Marianna Sassano, Nonsolocinema
Affronta in modo assolutamente originale la tematica del razzismo e del pregiudizio.
Anna Fiorile, Quartaparete
Un teatro necessario che nasce dall’urgenza di raccontare qualcosa che deve essere raccontato. Uno spettacolo che fa male. Tanto. E fa bene a farlo.
Alessandra Agosti, Il Giornale di Vicenza